| Il Tridente Saggi |

pagine : 221
dimensioni : 14,5x21
prezzo : € 18,00
ISBN : 9788871862132
Anno di pubblicazione : 2002



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Aa. Vv.
L'incubo globale
Prospettive junghiane a proposito dell'11 settembre
a cura di Luigi Zoja  
Traduzioni di Luciano Perez. 



«Le grandi tragedie collettive non sono tali perché trascinano nella morte molte persone. Sono grandi tragedie collettive quando ci restituiscono un mito. Danno una nuova angoscia, ma rivelano un’antica certezza. [… ] Certi eventi sono come un ventre gra­vido. Li sentiamo carichi di senso. Sappiamo che un senso c’è, non ancora qual è.

In questa sospensione angosciosa, una sola cosa sembra chiara. L’evento ha fatto più vittime di quanto dicano le statistiche. Tutti, infatti, ne soffriamo, tutti ne siamo vittime. Ma subito capiamo una seconda cosa. Ci troviamo di fronte a una contraddizione. Da un lato, quell’e­vento ci sorprende, azzanna la nostra mente come una sconvolgente novità. Dall’altro, man mano che riflettiamo, ci sembra di confrontarci con una rive­lazione: di “scoprire” qualcosa che già esisteva».

Luigi Zoja

«Restiamo attaccati all’immagine di Ground Zero, per ritrovare la nostra strada dopo la catastrofe. Simboleggia una ferita nel tessuto profondo della psiche occidentale. Una ferita è una breccia attra­verso la superficie, al di sotto della superficialità. È l’apertura verso una sensibilità intensificata, come un occhio e un orecchio che vedano e sentano in modo diverso, meno spensierato e più acuto, e co­me una bocca che parli la lingua della vulnerabilità. La ferita a Ground Zero si è aperta nelle profondità, al di sotto della vita normale».

James Hillman

«Anche se il mondo islamico non lo ammette e per­severa, in larga misura, in uno schema mentale me­dioevale, di fatto è da lungo tempo che vive nel mondo moderno. L’unico modo in cui la religione potrebbe legittimamente sopravvivere, in condizioni di modernità, sarebbe quello di trasformarsi in una faccenda privata dell’individuo, non vincolante oggettivamente. Se, nonostante questi mutamenti radi­cali, ci si aggrappa alla religione, in ogni caso all’I­slam, come a un credo che lega pubblicamente, essa entra in conflitto con la verità dell’epoca attuale».

Wolfgang Giegerich

«Freud e Jung, i padri fondatori della moderna psi­cologia del profondo, sospettano che la morte abbia tanta attrazione per gli esseri umani quanta ne ha la vita. La storia dell’umanità mostra che que­ste idee non sono del tutto sbagliate. Perché, per quanto conosciamo della storia dell’umanità, è stato sempre osservato il fenomeno per cui degli uomini – e talvolta anche delle donne – sono pron­ti a sacrificare se stessi con entusiasmo o a indulge­re a massacri. Dulce est pro patria mori. […] Il ter­rorismo è una soluzione ideale del conflitto tra Thanatos ed Eros. In nome dell’Eros, in nome di qualche nobile causa, si possono uccidere e distrug­gere gli altri e se stessi».

Adolf Guggenbühl-Craig

«Gli avvenimenti dell’11 settembre hanno fornito un unico contributo positivo, vale a dire l’elimina­zione dell’indifferenza nella quale il mondo musul­mano era immerso. La sua situazione socio-politica e culturale è attualmente, e da almeno dieci secoli, in pieno marasma… […] Ritengo che il vissuto del mondo arabo-musulmano sia in realtà patologico e che sia compito del mondo intero reagire e trovare una terapia per il flagello del terrorismo, che non è un’esclusiva di quel mondo».

Hechmi Dhaoui