| Biblioteca del Cefalopodo |

pagine : 224
dimensioni : 13,5x21
prezzo : € 15,00
ISBN : 9788871862095
Anno di pubblicazione : 2002



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Ciro Felice Papparo
Umbratile dimora
Verso un'etica della rappresentazione
 
 



Quale spazio può essere oggi allestito dall’etica? Quali sono le con­dizioni per ricostituire un luogo dove il soggetto possa dimorare al di fuori di ogni pretesa di fondazione ontologica?

La filosofia viene convocata con la psicoanalisi per un ripensamento delle categorie fondative, a partire dall’assunto che la centralità del linguaggio non è segno individuante il genere umano e non lo esaurisce nella sua “fisiono­mia” di animal rationale, limitato in un’etica puramente valoriale oppure affondato nella solitudine di un’etica tragica.

Al vettore del linguistico inteso come ciò che marca la discontinuità con “il resto dell’accadere universale” (Freud) non si tratta però di contrappor­re 1′”altro dal linguistico”, come risulta, per certi versi, da alcune delle posi­zioni filosofiche discusse in questo libro. Occorre piuttosto riprendere a per­correre, sulla scorta del lavoro teorico di Sergio Finzi e di Virginia Finzi Ghisi, “la via lunga e discensionale delle forme”, attraverso cui il soggetto si costituisce coestensivamente al resto dell’accadere universale.

Da quest’angolazione, il linguaggio non ha più la funzione di differenzia­re “l’uomo dall’animale” ma di esplicitare “i legami che intercorrono tra i due” (V. Finzi Ghisi), e diventa punto di arrivo “di un processo silenzioso di metamorfosi della luce e del colore” (S. Finzi). Attraverso questa via lunga e discensionale si dischiude, in virtù del fondamentale e inaugurale passo costitutivo di ogni soggettività che è l’invenzione del luogo della fobia, l’etica della verità del soggetto.

Per la preminenza che in tale luogo ha la dimensione rappresentativa, quest’etica si configura come un’etica della rappresentazione. Riconosciuto ed elaborato con le sue “prime invenzioni” (teorie sessuali infantili e roman­zo familiare) il proprio fondo psicotico (“l’espandersi disordinato del godi­mento paterno da cui si nasce”), il soggetto articola il proprio esserci in con­tinuità con quel mondo delle forme da cui discende e ritrova, per questa via, il proprio posto nella grande politela della natura.