| Scrivere le vite |

pagine : 128
dimensioni : 14,5x21
prezzo : € 10,33
ISBN : 9788871860961
Anno di pubblicazione : 1994



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Johann Wolfgang Goethe
Vita di Benvenuto Cellini
a cura di Elena Agazzi  
Con un saggio di Ernst Behler. 



In una lettera dell’8 febbraio 1796, Goethe scrive a J.H.Meyer di essersi appassionato alla lettura della Vita di Benvenuto Cellini, perché non soltanto vi ha scoperto alcuni dati interessanti per comprendere meglio il clima culturale e la storia del Cinquecento fiorentino, ma anche perché dalle singolari avventure di quella esperienza artistica di orafo e scultore ha ricavato un modello importante per la cultura della propria epoca. Goethe si accinge cosi all’ardua impresa di tradurre l’autobiografia dell’illustre italiano e la pubblica a puntate sulla rivista Die Horen, diretta dall’amico Schiller. A qualche anno di distanza, nel 1803, Goethe perfeziona il suo lavoro e aggiunge le parti che aveva precedentemente omesso, un po’ per esigenze editoriali, più spesso per pudicizia, essendo queste talora alquanto scabrose. Alla traduzione annette un’Appendice esplicativa, che gli consente di espri­mere giudizi interessanti sul Rinascimento italiano, parte integrante di quell’espressione del classicismo settecentesco che culminerà nella biografia su Winckelmann. L’architettura del Palladio da un lato, dall’altro le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti (1550) del Vasari sono i punti di riferimento cui Goethe continuamente si richiama, memore delle emozioni culturali provate durante il Viaggio in Italia di oltre vent’anni prima. Ciò che sorprende maggiormente in questa Appendice a carattere storico-biografico è il fatto che lo scrittore tedesco non volge la mente solo al Cellini «letterato» e «maestro di stile», ma anche all’artigiano, della cui opera apprezza la sapiente combinazione di istinto e fantasia.

Goethe non ha mai potuto ammirare le opere del grande fiorentino con i propri occhi, ma le impareggiabili forme delle sue creazioni entrano prepo­tentemente a far parte del suo immaginario man mano che procede nel lavoro del traduttore. La ricerca di un modello, di un esempio artistico che sia contemporaneamente dirompente e composto è la costante di questo classicismo che coniuga il culto per la civiltà greco-antica con l’ammirazione per un Rinascimento, di cui il mondo germanico non conosce ancora il nome; Goethe, infatti, parla quasi sempre di Auflebung (riviviscenza). In lui c’è però piena consapevolezza della contiguità tra il mondo di Cellini e quello di Winckelmann, tanto che, dirà, gli omaggi a loro dedicati “scaturiscono dallo stesso spirito”.