pagine 228 | prezzo 20,00€ | cm 14,5,x21

Questo fascicolo di «Atque» intende riflettere sulle questioni relative al rapporto complesso tra mente, cervello e ambiente, che è al centro sia delle ricerche negli ambiti della filosofia contemporanea e, in particolare, della filosofia della mente, delle neuroscienze, della fisica, della matematica, della logica, e della psicologia.
C’è da considerare in primo luogo che dagli studi più recenti delle neuroscienze è stata confermata, sulla base di impressionanti risultati sperimentali, la tesi relativa alla “plasticità del cervello”.
E in secondo luogo che dagli studi più recenti della fisica, riguardanti in particolare la teoria quantistica dei campi, sono derivati modelli basati sul gioco complesso dello scambio continuo (nel senso di quel commercium che Kant definisce Wechselwirkung) tra il cervello e l’ambiente. Si pensi, al riguardo, al modello di Freeman-Vitiello, dove si ha l’immagine di un sistema che vive tramite una serie continua di “transizioni di fase” e dunque di nuovi livelli emergenti, dovuta, in particolare, a un meccanismo per la formazione di strutture ordinate noto come rottura spontanea di simmetria (SSB, Spontaneous Symmetry Breaking).
C’è poi in terzo luogo da considerare che anche nella matematica e nella logica si va affacciando con sempre maggiore incidenza la questione della relazione tra la mente e l’ambiente. Per questa via emerge la convinzione che anche ammettendo che la mente, in qualche stato originario, possa essere assimilata a un sistema assiomatico, la sua interazione con l’ambiente finisce sia per rendere via via più complesso il sistema di partenza, sia per modificarlo strutturalmente in modo impredicibile – sino a sfuggire alla nostra analisi e conservare comunque una peculiare coerenza.
Va infine rilevato in quarto luogo che in ambito filosofico, sì è reso sempre più fecondo un approccio al problema della mente e della coscienza basato sulla nozione di soglia emergente (o sopravveniente) capace di superare la sterile alternativa tra riduzionismo naturalistico (la mente non è altro che il cervello) e dualismo speculativo (la mente è radicalmente altro dal cervello). Su questa base – come recenti ricerche filosofiche sul rapporto tra coscienza di sé e origine dell’estetico hanno mostrato (una tesi già sostenuta nel libro di F. Desideri, L’ascolto della coscienza, Milano 1998 – di cui è in corso una nuova edizione) – è possibile esplorare nuovi paradigmi del classico rapporto tra percezione, emozione e intelligenza.
Proprio a partire da questa serie di considerazioni il fascicolo raccoglie contributi che in base alle attuali ricerche, affrontano come tema centrale il nesso tra mente, cervello e ambiente sia nell’ambito delle neuroscienze e della psicologia cognitiva, sia in quello della filosofia, della fisica, della logica e della neurologia. E raccoglie inoltre ibridazioni interdiscipliari e magari sviluppi delle tematiche di cui si è appena detto.

Contributi di Fabrizio Desideri, Silvano Tagliagambe, Giuseppe Vitiello, Arnaldo Benini, Alberto Giovanni Biuso, Michele di Francesco e Alfredo Tomasetta, Massimo Marraffa e Tiziana Vistarini, Marco Salucci, Filippo Nobili, Enrico Facco

Prefazione di Fabrizio Desideri e Paolo Francesco Pieri

Argomenti “Ebrezza dialettica”. Figure della coscienza / Un ambiente a misura del cervello / Cervello, mente e cuore / Sinapsi della memoria / Una coscienza antropodecentrica / La coscienza ubiqua. Una breve apologia del panpsichismo / La cognizione incorporata e situata: riforma del computazionismo o ritorno al comportamentismo? / Comprendere o spiegare il problema mente-corpo? / Significatività e complementarità. Una retrospettiva fenomenologica sul problema mente-corpo / Oltre i vincoli del dualismo e del monismo materialista: la teoria neurofenomenologica dei due mondi


In un’epoca in cui la domanda di un senso globale della vita sembra svanire in un’obsolescenza irreversibile, dietro la proliferazione degli scopi da inseguire e dei nuovi bisogni da soddisfare nell’era del consumo e della tecnologia onnipervasiva, ecco l’individuo ricorrere a salvagenti e zavorre esistenziali che lo aiutino nella saturazione dell’abissale Vuoto di prospettiva radicale, nell’esorcismo dell’horror vacui tanto temuto dall´occidente, fra gli spettri del tempo e della morte.
È la coltivazione delle spinoziane passioni tristi, che neutralizzano la vertigine dei ponti sull’abisso, a cui rimanere aggrappati senza guardare nel fondo dell’esistenza, sospesi come trapezisti e funamboli del pensiero e delle emozioni effimere. L’autore, con un’analisi icastica che prosegue la serrata diagnosi nietzschiana delle Maschere del Senso, offre al lettore un affresco dove la domanda di senso campeggia ancora sovrana sull’insensatezza del mondo e la cui esigenza rimossa filtra nella ricchezza della dimensione narrativa, la sola salvifica, capace di raccontare, accompagnare l’io spaesato e dare trama all’esistenza, comunque essa proceda, tra senso e non senso.