| Le forme dell immaginario |

pagine : 112
dimensioni : 14,5x21
prezzo : € 12,00
ISBN : 9788871864822
Anno di pubblicazione : 2012



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Alberto Bellocchio
Mentita Speme
Due racconti in versi
 
 



Mentita speme… Chi non ricorda lo struggente brano: “Spirto gentil, ne’ sogni miei / brillasti un dì, ma ti perdei. / Fuggi del cor, mentita speme…”, dalla Favorita di Donizetti? Si trattava in quel caso (a parte l’equivoco) del tormento per l’amore non corrisposto; nel nostro libro “mentita speme” è lo sgambetto che subisce l’innocenza; è la promessa che incarna e accompagna naturalmente l’adolescenza/innocenza che viene mentita. I protagonisti dei due racconti misurano sulla loro pelle quanto sia stretto e impervio il sentiero dell’adolescenza. Quelli che potrebbero essere detti il “bambino buono” e il “bambino cattivo” sono ugualmente travolti da una promessa mentita, ed esposti a frangenti che non sono in grado di governare. Ma sono due storie diverse e distinte.

Vittorio è il protagonista di Robinson, l’educazione sentimentale. Questo racconto, scritto all’inizio degli anni novanta, è un testo autobiografico e l’autore guarda al suo protagonista con un forte trasporto lirico/affettivo, come appare dalla versificazione.

“Vittorio aveva tre anni. / una smania un assillo lo possedeva / di stare in groppa a suo padre / o in braccio abbrancato / a quel ruvido panno a quell’odore / di sigaro sapone da barba…”, dunque un’identificazione assoluta e una sicurezza infrangibile. Ma precipiterà rovinosamente dal trono del favorito arrivando in famiglia nuovi bambini. Una legge che Vittorio non conosceva. Da qui una caduta – un naufragio emotivo che si traduce in selvatichezza sull’isola di Robinson – dai cui condizionamenti non si libererà più.

Prospero Maria è il protagonista di Vita del giovane Prospero Maria, persona fisica. Si tratta di un testo di recente composizione (qui il verso lungo corrisponde al modo narrativo adottato da Bellocchio nelle sue più recenti opere). Frutto di fantasia, l’autore si rivolga al personaggio in modo crudo/impietoso, pare quasi con un certo sadismo. Anche Prospero inciampa in una mancata promessa; e poiché a lui il destino ha riservato la parte del bambino cattivo dovrà pesantemente espiare. Non conosce il segno del limite; è vittima cosciente e conteso da un doppio demone, la Chiesa e il Diritto Romano, e ne uscirà stritolato. Aggrapparsi a queste mitiche scogliere non serve. “La sorte comune / l’ha preso alla fine… la terra e lo sputo, la polvere / se si preferisce con cui è impastata la persona fisica… / la nostra umana fragilità.”

Due storie. Due personaggi che ci lasciano il dubbio di avere qualcosa di più di un punto in comune.